
Le cuffie Bluetooth sono state spesso associate a tematiche riguardanti la salute. Alcuni hanno sostenuto a lungo che si trattasse di dispositivi in grado di causare diversi effetti negativi sul nostro organismo.
Ma è davvero così? Andiamo a fare chiarezza.
È un dibattito che talvolta viene avvicinato a quello delle reti 5G, che verranno presto attivate in maniera universale nel nostro paese. È una considerazione che deriva dal fatto che si tratta in entrambi i casi di connessioni wireless che vengono attivate nelle prossimità della nostra testa, così come gli smartphone e gli smartwatch d’altronde.
Per capire meglio quanto ci sia di vero è opportuno partire dalle reti 5G e le loro caratteristiche.
Il 5G è pericoloso per la salute?
Le reti 5G in Italia sono attive ormai da giugno 2019, quando la Vodafone ha lanciato la prima offerta che comprendeva questa nuovo tipo di connessione dati.
Quasi subito però nell’opinione pubblica si è aperto un ampio dibattito su presunti effetti cancerogeni del tutto inaspettati. Da una parte i detrattori di questa nuova tecnologia che creavano grande allarmismo al riguardo e dell’altra l’OMS che sosteneva di non preoccuparsene.

Nonostante ciò, è la stessa OMS a consigliare l’utilizzo di auricolari a chi effettua numerose telefonate per limitare l’assorbimento di onde elettromagnetiche nel proprio cervello.
Viene perciò da chiedersi se anche gli auricolari Bluetooth possano generare qualche effetto indesiderato. Il problema vero e proprio però sembrano essere le onde elettromagnetiche, che il Bluetooth non trasmette in maniera spinta e perciò si può considerare non dannoso per la salute.
Ma andiamo a spiegarlo in maniera più specifica.
Le cuffie Bluetooth fanno male alla salute?
In generale la tecnologia Bluetooth emana onde elettromagnetiche di intensità piuttosto debole, paragonabile a quelle generate da un comune Wi-Fi.
Il Bluetooth ha diverse classi di potenza, quattro nello specifico, che in ordine decrescente ne stabiliscono l’intensità. Un Bluetooth di prima classe ad esempio può raggiungere i 100 m di portata, mentre uno di quarta classe non arriva nemmeno a un metro di distanza.
La prima classe è l’unica che può ricordare l’intensità elettromagnetica di uno smartphone. Ma è un dato che non ha grande rilevanza in quanto le cuffie Bluetooth che si trovano sul mercato appartengono alle classi di intensità più basse.

Possono perciò essere avvicinati al nostro corpo senza preoccuparsi troppo delle onde elettromagnetiche e dei loro effetti.
In termini prettamente scientifici c’è una normativa europea che stabilisce i limiti dei valori SAR, ossia il tasso di assorbimento specifico che indica la quantità di energia elettromagnetica che il corpo umano assorbe quando è esposto a specifiche radiofrequenze. L’Unione fissa a 2 W/kg il limite massimo di intensità possibile per dispositivi elettronici.
Ecco un esempio che può farvi stare tranquilli. La maggior parte delle cuffie senza fili in commercio genera frequenze con valori SAR tra 0,001 e 0,250 W/kg, che è quindi un’intensità decisamente inferiore al valore massimo stabilito per i cellulari e quindi priva di effetti dannosi per l’organismo umano.